...il vento, le onde e le montagne, sono sempre dalla parte dei navigatori e scalatori più abili.

 



 
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MARE E MONTAGNA 
di questa calda estate 2016
 
Al richiamo delle montagne di casa
Per la verità mi mancavano gli affetti, gli amici e l'aria del mio paese. Il 06.07 con un breve volo ritorno a casa. Quindici giorni sono sufficienti.  Qualche giorno a Vattaro con Andrea e Norma apprezzando anche la frescura del luogo. Il paese si Vattaro sorge tra boschi e verdi prati che dal lago di Caldonazzo arrivano fino alle pendici della vicina montagna, la   Vigolana. Una zona adatta a passeggiate ed escursioni di tutti i tipi così con Carla ripercorriamo quei sentieri e strade forestali conosciuti e sempre ricchi di scorci che rasserenano l'animo. Pergine, il mio paese è poco distante e quando ritorna Rossella dalle vacanze trascorro con loro alcune giornate, accompagnando i due nipotini in piscina e intensificando anche le rimpatriate con gli amici. Da Trento con Carla, approfittiamo delle splendide giornate, così, puntiamo al Renon sopra Bolzano. Lì l'aria è decisamente  più fresca; dall'arrivo della funivia, alcuni sentieri si diramano, per tutto il vasto altopiano. Al di là della valle fanno da cornice le Dolomiti con: il Gruppo del Catinaccio, dello Sciliar e, man mano che cammini fanno capolino tutti gli altri monti che attraggono l'ospite per la loro spettacolarità e colori. Il nostro percorso attraverso il bosco di abeti e ampie verdeggianti radure con piccoli laghi e case in stile Sud Tirol,  adorne di fiori. Attraversiamo i binari del trenino locale che collega alcune località principali. Il sole brucia anche le ore e ben presto ci si incammina sulla via del ritorno che con la cabinovia si giunge a due passi dalla stazione ferroviaria di Bolzano.
Nei giorni successivi facciamo una capatina in Paganella, approfittando del fatto che Andrea con Matteo, proprio quel giorno, andavano a fare una nuova e bella via ferrata, sui Spalotti di Fai. Da Andalo la cabinovia ci conduce velocemente in vetta. Avevo premura di ammirare il panorama che quella montagna regala. I tempi delle mie avventure alpinistiche su quelle pareti sono lontani e ricordandoli non mi coinvolgono, invece gli scorci sulle: Dolomiti di Brenta o la Valle dei Laghi, la Valle dell'Adige e la piana di Pergine con la Valsugana, mi hanno accontentato. Sulla strada del rientro, in una malga, ci siamo fermati a dare un ultimo sguardo alla montagna, accettando l'invito dei malgari a brindare insieme.  Scendendo verso la stazione della funivia respirando l'aria frizzante proveniente da Nord, il pensiero, sereno, era rivolto a Sud, a Kitalpha che mi aspetta e al sole caldo della Sicilia. Da li a due giorni sarò al mare.

Arrivato in cantiere a Mare Sud ritrovo Massimo da Varese, è intento a ultimare i preparativi alla sua barca per poi mollare gli ormeggi e fare rotta su Genova. Ha il posto barca in quella città. Alla sera finiti i lavori giornalieri abbiamo occasione di  raccontarci e ognuno fare il punto della sua situazione. Da grande appassionato di mare e navigazioni, scrive. Tempo fa mi regalò un suo libro. Leggendolo imparavo anche a conoscerlo meglio: sensibilità, cultura e grande esperienza marinara, vissuta con determinazione; nel senso che è imperativo partire ed andare avanti ma, ognuno di noi ha i propri momenti di debolezza umana e al momento di mettersi in gioco si provano le più svariate emozioni interiori. All'alba sono sul pontile  a salutarlo, lo aspetta una impegnativa navigazione. Arrivederci Massimo.
All'ormeggio in cantiere trovo affiancata a Kitalpha un'altra bella barca HR 41 degli anni 70/80. Angelo e Marina sono gli armatori genovesi la mantengono efficiente anche nei minimi particolari rendendola eccezionale e meglio che da nuova. Originali di Genova ma vivono in Svizzera. Una coppia con un buon vissuto marinaro. Adesso navigano solo da fine primavera ad inizio estate poi ritornano ai freschi pascoli svizzeri. Marina ha anche una notevole cultura letteraria e ogni tanto mi invia, per posta elettronica e, nel formato adatto al mio e-book, qualche bel libro.  
All'improvviso hanno attraccato in banchina anche Andrea e Dominique. Ci siamo conosciuti l'anno scorso a Balestrate. Ho sempre un gran piacere quando ci ritroviamo. Probabilmente Andrea è un insegnante, perché da molti anni trascorrono lunghe vacanze con la loro barca a vela in Sicilia. Amabili, gentili e di cultura superiore, hanno preso in simpatia questo burbero montanaro e mi vogliono bene. Dominique è un splendida signora, con il suo sorriso spesso spontaneo, propone, da subito, la conversazione gradevole. Fra qualche giorno anche loro andranno alle Isole Eolie. Sono giorni che cerco e aspetto un elettrauto per controllare l'impianto elettrico riguardante il motore, poi anch'io farò rotta su quelle isole. Al mio arrivo Rocco e Zara mi hanno fatto le feste. Alle sera quando il cantiere è chiude libero i cani. Per i primi cinque minuti mi  zampettano contro leccandomi tutto. Si rincorrono l'un l'altro come fanno i cani giocherelloni e, quando é l'ora ubbidienti al mio richiamo ritornano in gabbia. Io mi spoglio dei vestiti che tengo per simili occasioni e ancora sul pontile adopero la "manichetta" d'acqua con la quale solitamente riforniscono le imbarcazioni e mi faccio una bella doccia.

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ISOLE EOLIE

Un triangolo di mare splendido e severo
Isole: Alicudi - Filicudi - Panarea - Stromboli -
Vulcano - Lipari e Salina


Milazzo, agosto 2016

 

Finalmente contento di navigare
I giorni trascorsi a casa e prima a Porticello mi hanno fatto bene. Ho voglia di partire. Le previsioni meteo suggerivano di mollare gli ormeggi dalla banchina del porto di Termini Imerese, mercoledì 03 agosto.  Andrea e Dominique, consultato il meteo francese, sarebbero salpati all'alba di martedì 02. La sera di lunedì verificando nuovamente alcuni siti web  effettivamente davano un aggiornamento favorevole alla mattina successiva con un bel NW sui 10 kts adatto a noi.
Velocemente preparo la barca e al mattino verso le sei salpo anch'io. Andrea e Dominique erano già partiti un'ora prima. Da subito avevamo un leggero vento sul naso ma si sperava che sarebbe cambiato. Kitalpha era lenta sia perché, l'opera viva della barca, si era sporcata a rimanere troppo fermo in porto e così anche l'elica, in più, tenevo il motore a soli 1800 giri, così consuma poco e non scalda. Il vento non dava segni di mettersi in rotazione, anzi rinforzava. Dopo quattro ore ero appena al largo di Cefalù. Dominic e Andrea decidevano di fermarsi in un marina, io iniziai a fare traversi da due ore l'uno guadagnando una decina di miglia in quasi sette ore... Verso le ore 17 il vento ruota da N. Contento come un bambino che ha ricevuto un premio proseguo a vela addirittura con la giusta rotta. Ammiro il tramonto, e mi preparo una buona pasta al pomodoro fresco, con cipolla di Tropea. da solo non dovevo rendere conto a nessuno di niente, ogni momento era buono per cambiare idea e poteva essere giusta o sbagliata. In queste condizioni meteo anche se spesso instabili e in questa stagione si ha la certezza che più di tanto il mare e il vento non può infastidire. Dopo il tramonto, la linea dell’orizzonte segnata dal mare è ancora visibile e con l’apparire di qualche stella inizia l’ora crepuscolare; un tempo ben precisato anche sull’almanacco delle effemeridi, ecco, quello è il momento nel quale rimango sempre incantato e ancora di più con me stesso. La stessa cosa o forse di più, la sento, per il crepuscolo che precede l’alba di ogni giorno, quale dono, per un altro giorno di vita. Riduco la velatura per la notte, e accese le luci di via proseguo la rotta. Rimangono da percorrere ancora 33 miglia all’Isola di Vulcano. Fuori dalla rotta delle navi, appena sento voglia di dormire mi metto alla cappa. Intorno la notte è nera, fa capolino un taglio di luna che insieme alla calotta celeste crea quell’atmosfera che mi fa sempre stare bene. L’esperienza ti fa godere questi momenti tante volte vissuti con la natura e l'esserne abituato, riesci a viverli serenamente, anche grazie alla fiducia instauratasi, in momenti duri, con Kitalpha. Quattro ore di riposo sono più che sufficienti; lo scarroccio della barca è trascurabile, il mare è in calma di vento. I miei due nipotini registrati sulla sveglia vocale mi svegliano: nonno è ora di alzarsi - il cuore ricomincia a palpitare contento. Profumo di caffè e colazione con me stesso. Il dialogo interiore ricominciato appena sveglio, continua a pieno ritmo. Intanto metto in moto e proseguo a motore. Pensavo anche: dovrei allenarmi con vento forte a questo tipo di cappa: fiocco a collo, randa sottovento e timone bloccato all’orza. Interessante anche la cappa di sola randa…Si decide in base allo stato del mare. Comincia ad albeggiare, le isole sono poste tra me e il sorgere del sole. E' sempre una magia spettacolare. Alle sette giungo nella piccola Cala di Ponente dell’Isola di Vulcano. E' l'isola più meridionale del gruppo e per qualche verso la più caratteristica, con i suoi crateri estinti e dal Gran Cratere ancora attivo. Infatti l'odore di zolfo si sente subito e spesso durante il bagno, avvicinandosi a una delle numerose sorgenti si può segliere la temperatura dell'acqua. L'ampia Cala è contornata da ben visibili scogli a pinnacolo che la rendono più suggestiva.  Il giorno successivo  attraverso Le Bocche di Vulcano, un canale che la separano da quella di Lipari dando fondo nella Baia orientale o di Levante.   Sovvr'astata dal vulcano Gran Cratere; un ampio e ripido versante con bastionate rocciose, dove una profonda incisione la percorre fino al mare. Una ferita che in tempi remoti si riversava l'ardente lava. La terra le spiagge sono tipicamente nere, il paesello ha una vegetazione rigogliosa e agreste, mentre tutto intorno vi è macchia mediterranea. Alla fonda si sta abbastanza scomodi per il continuo via vai di: aliscafi, traghetti e quant’altro. Il meteo preannuncia brutto tempo e visto che tra alcuni giorni passa da Milazzo l’amico Roberto decido di spostarmi in quel porto siciliano. Intanto scendo a terra per fare cambusa e incontrarmi con Andrea e Dominique. Arrivati il giorno successivo hanno dato fondo nella Cala di Levante, più tranquilla e dove si sarebbero incontrati con Luigi e Angelica. E’ stata l’occasione per conoscere anche i loro simpatici amici. La decisione di salpare la mattina successiva per Milazzo è stata un’anime.
Il giorno dopo ci siamo ritrovati in mare e arrivati in quel porto: mi sono affiancato a due pescherecci che avevo conosciuto a Porticello e loro, a due mezzi di servizio al porto.
Aspetto: Roberto, Stefania e Veronica. Da tempo ci eravamo accordati di incontrarci a Vulcano. Avrebbero trascorso un paio di notti da me. Vista la situazione attendo in questa cittadina di imbarcarli. Nel pomeriggio ci siamo incontrati e dopo aver mostrato loro la barca decidemmo di partire il giorno seguente. Il mattino successivo era prevista una leggera brezza da Nord ma in realtà il vento era molto più forte e dopo un po’ decisi di ritornare a ridosso della
piccola penisola che caratterizza la zona di Milazzo. Dopo qualche bagno e finito il pranzo non riuscii a trattenerli fino a notte o il giorno successivo che garantiva calma di vento e, ripartimmo. Per arrivare a Vulcano in controvento, impiegammo a motore il doppio delle ore normalmente necessarie…Giurai a me stesso che non doveva più succedere per nessun motivo, anche se la loro simpatia ed entusiasmo per questa esperienza mi ha regalato due belle giornate. Arriviamo a notte fonda e diamo fondo. Al mattino successivo abbiamo ormeggiato al porto di Levante e loro, con passione per la natura, si sono incamminati verso la cima del vulcano. A sera contenti della bella giornata trascorsa mi invitano a cena al “Cratere “ dove un ottimo antipasto di pesce e abbondante vino locale ha acceso la serata. Al mattino successivo sarebbero ripartiti per poi proseguire per San Vito lo Capo dove in un appartamento nel “Parco della Zingara” proseguivano la vacanza. 
Dopo due giorni alla fonda in questa baia di Levante a Vulcano in attesa di condizioni favorevoli, alle 22 decido di salpare le due ancore e andare in un ridosso più adatto al vento previsto. Durante la giornata ero indeciso se andarmene o no. Poi continuavano a giungere imbarcazioni. Mi ero messo nell’angolo Sud della baia in 5mt di fondale a ridosso del bastione roccioso lavico. Dato fondo a due buone ancore. Era calato il vento in rotazione a NE; ho cominciato a pensare: ma se invece che un vento di 15kts ne arrivassero 25. Non sarebbe la prima volta, anzi. La barca per come è ancorata non avrebbe problemi ma, se speda l’ancora di una barca sopravento alla mia...Non mi complico la vita e contento, accese le luci di via e tutto il resto, alle 22 prendo il largo. Attraverso il canale tra Vulcanello e Lipari, doppiati i bei Faraglioni locali, do dato fondo tra Le Formiche e Punta Grotticelle a SW dell’Isola di Lipari. Una zona di bassi fondali “buon tenitori”.
13. 08 Isso le vele, breve traversata verso il versante Sud dell'Isola di Salina. Valutato il fondale, do fondo all'ancora. Ho voglia di fare vita casalinga: bagnetto, cucinare, leggere e forse scrivere. A notte, la Luna è a tre quarti crescente; quanto basta per illuminare i contorni delle varie isole. Anche stanotte il cielo stellato incombe indisturbato da luci di paesi vicini. In questo tratto di costa tra Punta Marcello e Punta Megna a Sud dell’isola, siamo rimasti solo in due imbarcazioni e ben distanti tra noi. Il vento da Nord, scavalca le due cime: Monte dei Porri e Monte Fossa delle Felci, è appena teso quel tanto da far caricare a dovere l’eolico. Sono le ore 23; la radio commenta le Olimpiadi in corso. Fra poco mi alzo dal letto dove stasera mi sono messo a leggere e scrivere. Preparo una cena fugace ma fatta con passione. La scorsa notte ho sballato gli orari partendo da Vulcano e  cenando a mezzanotte. Questa mattina non mi ero svegliato tanto presto. Fatta colazione, issata l’ancora, dato vele al vento, sono arrivato qua a Salina a metà pomeriggio. Cerco il fondale giusto per dare fondo all’ancora e fare un bel bagno. Ho mangiato che era tardi. Recupererò i ritmi giusti nei prossimi giorni.
pensando ad un amico15.08 Come sempre in questa zona il mare è abbastanza mosso. Sono all’ancora a circa 300mt. a Sud del porto di Salina. Al mattino di ieri ero ripartito per ormeggiare al porto commerciale. Di fianco al distributore vi sono 5 posti gratis per il transito ma, in questo periodo, il traffico in porto: aliscafi, traghetti per l’approdo e poi la partenza, gommoni, motoscafi e barche a vela a fare rifornimento di carburante, consigliava di temporeggiare. In attesa a l’ancora fuori dal porto contattavo, via radio la Guardia Costiera locale e mi veniva concesso l’attracco per far cambusa. In azione sotto il sole, nelle operazioni di ormeggio è stata una sudata tale che temevo un colpo di calore. Ho tamponato quel pericolo bevendo continuamente acqua e poi qualche doccia prima di uscire in paese.
Per oggi non ho voglia di muovermi. Ieri sera ho pensato: se non viene il mio amico Antonio da VR a trovarmi, fra qualche giorno di buon vento parto e ritorno a Porticello, dagli amici locali. Al risveglio mattutino il cielo è sempre uno spettacolo. I primi raggi di sole illuminano questi vulcani spenti, mostrando la variopinta flora mediterranea. Dopo il bagno mattutino in acqua cristallina, leggo e presto viene ora di prepararmi una pasta con una salsa locale e una punta di finocchietto o pistacchio. Verso sera fa capolino la voglia di ripartire, pertanto, questa sera cenerò nel paese di Salina e domani ritornerò a Vulcano. 
  

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AMICI VELISTI

Mentre aspetto il caffè guardo la profonda ferita che percorre il costone  del vulcano spento, giù fino al mare. Immagino la scia di fuoco, lava incandescente, rafreddandosi lascia terreno fertile per una più splendida flora locale e mediterranea. Dallo scempio naturale e potente, la vita rinasce con una bellezza impertinente.

Isola di Vulcano

Cala di Ponente

Milazzo, agosto 2016

 

Verso la via del ritorno
Alla Cala di Ponente ritrovo Andrea e Domenic. Ci eravamo sentiti telefonicamente e in quell'occasione mi informavano che se fossi arrivato in mattinata avrei trovato spazio per dare ancora su fondali meno profondi. Un vento leggero da NW preannunciava una bella e rapida veleggiata. A metà del percorso e, diversamente dal previsto, il vento gira rapidamente da NE, imponendo l'andatura di bolina stretta con vari bordi finali che non avrei avuto voglia di fare. Appena dato fondo, la cala ti ripaga in tranquillità e bellezza, con: piacevoli passeggiate a terra e vicinanza per fare cambusa.
Le previsioni meteo danno vento e temporali, per la notte del giorno successivo. Io decido di riparare a Milazzo. Non vorrei rimanere in questa cala con tante imbarcazioni alla fonda mentre imperversa un temporale con forti venti che cambiano direzione e fanno girare tutte le barche come trottole. Anche Andrea e Dominic fanno altrettanto. Loro giungono prima di me e danno fondo fuori dal porto. Appena arrivo entro in porto mi attacco a due pescherecci e gli chiamo telefonicamente che possono venire e affiancarsi a me. Trascorriamo una bella serata insieme cenando fuori. Il giorno successivo il mare è burrascoso, dopo mezzogiorno vedo un guardiamarina della CP che mi si avvicina scavalcando agilmente i pescherecci e mi dice: qua non potete stare perché è un porto commerciale - rispondo - all'ora datemi un transito, come previsto dalla legge, perche fuori il mare é insostenibile. Mi risponde - dica anche al suo amico che fra dieci minuti ritorno e se siete ancora qua faccio il verbale di 1.000€. Sappiamo tutti come funziona. Nel marina del porto non c'è posto, usciamo e in una delle altre due marine esterne, la peggio e meno riparata ci accoglie a 80€ per una notte... Abbiamo pensato che qualche buon anima ha fatto una telefonata in CP... Comunque non avremmo voluto essere sulle isole per tutto l'oro del mondo; successivamente sono arrivate grosse imbarcazioni, riferendo  che "lì, ha fatto l'inferno".
In tardo mattino lascio il marina mentre Andrea decide di rimanere ancora una notte. La loro imbarcazione è più piccola della mia e per me il costo è insostenibile. Il mare è relativamente calmo e con un fiocco e a motore risalgo la penisola, il vento da NE e doppio Capo Milazzo; ciò che il giorno prima era meglio non fare ma adesso, mi  riparo nel versante W.

Per la via così e poi un'avaria mi obbliga a rientrare a Milazzo


Oggi 25.08 sono in navigazione verso Capo D’Orlando per poi dare fondo all’ancora a S. Agata di Militello. Il vento a 10kts e i mare piatto fanno la mia andatura di bolina godibile. Stanotte l’ho trascorsa nella Cala Sant Antonio di Capo Milazzo. Ero ben a ridosso rispetto ai temporali previsti durante la notte. Comunque sono rimasto di guardia fin quasi le tre di notte. Dopo le prime avvisaglie con tuoni e fulmini è arrivato il vento. La barca ha cominciato a girare intorno all’ancora 4/5 volte e poi è arrivato il nubifragio. La lieve altura formata dalla penisola di Milazzo mi ha completamente riparato dal mare burrascoso. Sottovento a Kitalpha il mare; problemi nessuno ma come si sa il vento puntualmente cambia di direzione relativamente al percorso del temporale. Consultando una “ap” di radar meteo, stava arrivando, dalla vicina Calabria; un altro corpo nuvoloso con meno intensità di fulmini ma carico di vento e pioggia. Impossibile prendere sonno Controllavo il percorso dello stesso che, superato lo stretto di Messina, perdeva vigore e direzione. Infatti dopo i primi lampi ha proseguito verso l’entro terra. Altri giri e poi tutto si quieta...
Riprendo a scrivere oggi martedì 30 agosto.
L'altro giorno dopo una perfetta andatura con il NW, con vento, in rotazione a W; ho messo in moto per riscaldare il motore tenendo d'occhio l'andamento della temperatura che aumentava in maniera leggermente anomala. Controllai lo scarico dell'acqua di mare; non mi sembrava vero, usciva solo fumo. Spento il motore, viravo e gran lasco davo rotta tra Vulcano e il largo; l'affidabile pilota seguiva la rotta. Pensavo è la girante; verifica: attento alle viti ecc. la girante è come nuova. Mmh, bisogna fare tutto con calma impiegando il tempo necessario. E' importante avere questa visione perchè: il tempo necessario e anche il mare non deve fare la differenza questa è la cosa importante che tu devi introiettare. Guai avere fretta. Intanto decido di ritornare rimanendo al largo dai bassi fondali di Capo Milazzo. Lancio il PAN PAN alla CP di Milazzo per avvisare dell'avaria; si disporrà del necessario per l'approdo in porto a secco di vela. La CP risponde che arriverà una motovedetta per l'assistenza. Io continuo con la verifica della causa: chiusa la presa a mare, stacco il tubo in gomma e la riapro; l'acqua arriva. Controllo il filtro dell'acqua, è abbastanza sporco; avrà intasato lo scambiatore di raffreddamento tra acqua di mare e acqua dolce? Va bè. Intanto arriva la motovedetta dialoghiamo via radio, seguono il vecchietto rendendosi conto che va tutto bene e individuano il luogo migliore per l'approdo; senza interrompere in porto l'attività degli aliscafi e traghetti. Sarà in attesa un gommone del Marina S. Maria a N del porto. Arrivo, calo le vele e mi trainano all'approdo. Consulto Internet e individuo la MEL nautica, mi affido a loro. La mattina successiva arriva il bravo e gentile meccanico Ilario. Io avevo già preparato svitato le fascette dello scambiatore di calore... ma lui ha fatto un altro percorso: ha verificato se la pompa con girante aspira acqua di mare. Negativo. Seconda verifica. Metti in moto e vediamo se gira. Negativo. Si era spannato il maschio e femmina tra alberino della girante e motore. Mi metto il cuore in pace...non c'è altro da fare. All'inizio ero contento perché quest'anno avevo risparmiato poi è vero capita sempre qualcosa. Però non mi devo lamentare. Andrea e Dominic li avevo avvisati di non aspettarmi e Beppe che mi aspettava con il pesce fresco, sarà per un'altra volta.
La sera del 27/28.08 le rondini si sono parcheggiate tutte (a migliaia) su Kitalpha e le barche vicine. Una gran bella compagnia..l'unica. Gli ho dato anche del pane ma avevano solo voglia di dormire. Nemmeno si spaventavano dalla mia presenza ravvicinata. Erano troppo stanche. Il giorno seguente si sono spostate forse a rifocillarsi, alla sera sono ritornate e al mattino dopo, hanno per sempre, preso il volo.    
L'altro ieri ho visitato il castello di Milazzo. All'interno è completamente vuoto, interessante i tre giri di mura che lo difendevano. Infatti non è mai stato espugnato. All'interno di un piccolo edificio un maestro d'arte racconta la storia delle maschere che produce e suona con arte lo"scacciapensieri". Mi piacevano i suoi racconti e l'ascoltavo con attenzione, mentre prendevo fiato in quel locale protetto dal sole da ampie mura.
Oggi 30.08 sono arrivati i pezzi, aspetto l'installazione. 

Dai che si riparte 

31.08 sale a bordo il meccanico. Verifico la pompa dell’acqua di mare già assemblata e subito noto delle parti nuove fiammanti ma esaminando il famoso “alberino” , anche con la calamita, la quale mostra subito non essere acciaio e essere lo stesso alberino,(reduce da un’altra fregatura) ora rigenerato con saldature e lucidato. La flangia (maschio) quella da applicare all’albero motore è nuova e originale Volvo, ma tra maschio e femmina non mi sembra  esserci l’incastro perfetto. Chiedo al meccanico – come mai non è stato cambiato l’alberino? Ah - mi risponde – ho ordinato il Kit della pompa e pensavo contenesse anche quello. Si va bene ma se hai sbagliato tu  devo pagare io...? Accortosi della cosa, si è adoperato a riparare il pezzo vecchio. Io ho atteso una’altra giornata in porto, non ho quello che ho ordinato ed è stato cambiato materiale non richiesto. In poche parole ho pagato il porto e il meccanico e a mezzogiorno sono ripartito. Il contenzioso mi sarebbe costato di più che avere quello che avevo ordinato. Ho avuto tutto il tempo per metabolizzare la bastonata economica più la fregatura: dovrò ordinare un alberino nuovo e farlo installare.
Appena doppiato Capo Milazzo, il vento fresco da NE mi consente di spegnere il motore e proseguire per alcune ore a vela. Al largo nell’ampio Golfo di Patti, tengo rotta sempre al largo di  Capo d’Orlando, che doppio prima del tramonto, mantenendomi sempre a 7/8 miglia dalla costa. Preparo, in pozzetto, il tavolo imbandito a dovere mentre cuoce una desiderata pasta asciutta condita con un pesto siciliano. Qualche buon bicchiere di vino concilia con il creato, poi il caffè mi tiene vigile ad ammirare il tramonto, ma ancora di più, il crepuscolo. E’ una notte buia senza Luna, mi piace, sono contento. Il tempo non ha priorità, mi accontento di quel poco di vento che ogni tanto fa sbattere le vele, irrompendo, per un attimo, sul fruscio della corrente e su qualche piccola onda che sbatte sullo scafo dando la sensazione che la barca, magari poco, ma va avanti. Ogni tanto una sbuffata di vento un po’ più forte mi fa ben sperare poi tutto ritorna come prima, pensi sia il respiro del mare. In lontananza, a 40° dalla prua, il faro di Cefalù che sembra vicino, con questa calma di vento servirà tutta una notte per poterlo doppiare. In questo ambiente notturno dal cielo stellato mi sento molto più con me stesso, un’atmosfera congeniale per dare ampio spazio a pensieri di ogni genere con ricordi che ritornano per essere rielaborati e riconsiderati. La mente è disponibile per ogni ripasso, non ultimo quello spirituale. Verso le ore 03.00 il faro di Cefalù è circa a 90° sulla sx della prua. A mio parere entro in una ampia zona di pesca che v’à da Cefalù, Porticello, Isola di Ustica formando un triangolo denso di reti segnalate da sole bandiere che vedi solo all’ultimo momento. Mi metto alla cappa di sola Randa con il timone bloccato all’orza. La sveglia parlante con la voce registrata dei miei due nipotini mi inviterà a svegliarmi fra due ore. Dormicchio a tratti bene fino alle 05. Mentre aspetto il caffè sento respirare i delfini intorno alla barca. Intelligenti pertanto curiosi, prima di ripartire rimango un po’ a parlare con loro, anche se invisibili a causa dell’oscurità.   L’ora crepuscolare si avvicina, poi la magia dell’alba si ripete. Ogni volta posso solo rimanere ammirato e quasi turbato da questa immensa Natura della quale noi facciamo parte. Il vento, in rotazione di prua, mi obbliga a procedere con il motore. Ora mai mi rimangono sei sette ore per giungere dai cari pescatori di Porticello. Sanno che arrivo e troverò un posto libero. Capo Zafferano, al quale sta’ a ridosso il porto, si definisce sempre di più anche per il vento di NW che sta’ rinfrescando. Le ultime due ore di bolina larga fa volare la barca a 5/6 nodi e anche il tempo. Kitalpha all’inizio è sensibile al vento e si inclina di pochi gradi, poi col gioco di coppia raddrizzante, composto da quattro tonnellate di chiglia lunga, si irrigidisce e scatta in avanti. Eccola, potente, scivolare rapida, spostando con la sua stazza lorda: 15,49 tonnellate d’acqua. Più corre più mi sembra leggera. Una regina.

 

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Questi ragazzi, come molti altri, vivono il porto come qualsiasi altro pescatore. Una passione che fa parte del loro DNA. I due gemelli, in estate,  si imbarcano a turno di una settimana, sul grosso peschereccio del padre e degli zii; il resto dell'anno, frequentano il liceo nautico. In questo periodo pescano con la "lampara". Una notte, appena ritornati dal loro lavoro, uno di essi mi chiama "signor Beppe"- a mezzanotte sono sempre sveglio e, mi regala un sacchetto di sarde appena pescate. Il giorno seguente incontro il fratello e lo ringrazio. Gli racconto di averle subito cucinate e di quanto erano buone. Con un sorriso mi svela che di turno era il fratello. Dopo quasi un anno di conoscenza interpersonale ho scoperto adesso d'avere sempre parlato con due persone diverse.

 

 

 

   Inverno e primavera 2016

Diario di bordo 

   Alla Madonna del Lume di Porticello