Tra
Creta e Rodi
Abbandoniamo Capo Sidheros in assenza di vento.
Decido di fare rotta su Kasos anzi chè l'isola di Kàrpathos; i
tempi di navigazione sono molto più brevi: le giornate sono
ancora corte, per il pomeriggio è previsto forte vento da SW,
siamo ancora stanchi e Kasos é un porto sicuro in questo
angolo
ventoso dell'Egeo. La corrente sempre presente in questo tratto
di mare turbolento é diretta a Nord, ci favorisce di 1 nodo
e in circa 6 ore giungiamo in porto, questa volta soddisfatti
per l'imprevista calma di vento. Ci accoglie il dolce profumo
delle Viole ciocche, cresciute nei rari giardini interrati,
riparati da mura.
Ad ognuno il suo destino
Lunedì 01 marzo 2010. Siamo nell'omonimo porto
della piccola Isola di Kasos, ove il turismo fatica ad arrivare.
Sferzata da tutti i venti, ostica anche ai traghetti che spesso
rinunciano all'approdo. Luogo dove il tempo non manca pur
scorrendo alla stessa velocità. Isolani miti e gentili: appena
arrivati, un pescatore ci consiglia di ormeggiare al posto della
sua barca, sarebbe stata più protetta dai forti venti da Sud che
precipitano dalla montagna addossata al porto. Era in procinto
di partire per una notte di pesca in compagnia della sua
ragazza. Gettate le reti e ancorata la piccola barca si
coricavano "sottocoperta" nell'angusto
giaciglio,
posto ideale per i due amanti. Arrivati in porto al mattino,
toglievano dalle reti ammucchiate in coperta i pesci ancora
guizzanti. Per pochi € uno Scorfano da un chilo, lo mettemmo in
padella, purtroppo quello era il suo destino.
In sintonia
con la natura
Per essere in
sintonia...meglio é, se rimaniamo fermi qualche giorno...a parte
le forti sventate previste da varie direzioni, domenica 07 -
dovrebbero placarsi i venti settentrionali. Per lunedì 8 sono
previsti venti da SE a 35 nodi. Oggi con 25 nodi da S i
parabordi erano al limite. Sempre per essere in sintonia,
o cambieremo "molo" o daremo fondo all'ancora, tanto
per alleggerire
la pressione del fianco della barca, sulla banchina.
Forza
9...ulula il lupo
La mattina di domenica 7
marzo, spostiamo la barca in sottovento al molo esterno e
andiamo a pranzo. Anche i pescatori, sistemano le proprie
barchette in legno nei punti strategici e ormai collaudati nel
piccolo porticciolo interno. La draga che costruisce la diga
foranea, smette in anticipo di operare e viene ancorata vicino a
noi. All'imbrunire inizia il vento di SE. Io ho messo tre cime a
prua, uno "spring" e due "traversini" dei quali: uno
ammortizzato, quando arriva al limite entra in gioco quello
statico. Tre cime a poppa. Due ammortizzatori uno prodiero e
l'altro poppiero. Ho teso
tutte
le cime affinché lo sforzo venga distribuito sul maggior numero
di esse e ognuna era ancorata ad anelli cementati e a sé stanti
tra di loro. Alle due di notte dopo un continuo crescendo
di interminabili ululati, il lupo si sente arrivare e inizia a
ringhiare. La barca é inclinata, sul tavolo non rimane in piedi
niente, ci si stende nei letti di sottovento ad ascoltare i
sinistri rumori individuandone ogni singola causa. Continui
pensieri nefasti mi turbano la veglia, anche se per ognuno trovo
una soluzione razionale, si ripetono in continuazione. Mi é di
grande conforto lo spiegamento di cime d'ancoraggio; lo spigolo
del molo dovesse reciderne una nonostante l'apposita protezione,
resteremo comunque letteralmente appesi alla banchina e avremmo
tutto il tempo per la sostituzione. Saltare dalla barca al molo
in queste condizioni non é piacevole, anche se in caso di caduta
in acqua, Carla ha calato la scaletta di poppa. Dopo qualche ora
si fa l'abitudine ai colpi al frastuono diventando anche più
fatalisti...Mi tranquillizzo e prendo sonno. A mattino Carla mi
sveglia di soprassalto: una decina di uomini fuori sul molo,
gridano tutti insieme qualcosa, intuisco che bisogna spostare la
barca...ma non capisco il perché. Vorrebbero tirarla o
all'interno del porto o vicino alla "bena", in modi
rocamboleschi. Perché? Arriva forza 9-10 Beaufort - eh! Ma
quelli operai della ditta della "bena", appena arrivati erano
rimasti impressionati dallo scenario...era tutta la notte che lo
vivevo e mi ero abituato. Appena detto di no, si sono sgonfiati,
piuttosto mettiamo altre due cime, una delle quali aveva 5cm di
diametro...Il fatto è che questo intervento incompetente mi ha
lasciato una certa tensione nello stomaco e dava spazio ad altri
miei pensieri: avvicinandosi il centro di depressione, non é che
si creasse un forte temporale, ove dopo di esso avveniva un
salto di vento da Nord, anche per poco ma fatale per la barca,
ovviamente non segnato dalle previsioni ma consueto in certe
situazioni? Ero certo che no, e non mi trovavo allo stadio di dire:
senti per male che vada, saltiamo sul molo e "buona
notte". Mi rimase così lo stomaco chiuso tutto il giorno,
controllando pressione e l'andamento della forza del vento.
Abituati a raffiche di oltre 50kts a 30 nodi ci sembrava
di essere dei signori. La mia angoscia o tensione in sé, é
ché succeda qualcosa di imprevisto, può anche nascere dalle
circostanze che la natura severa ci propone: vento, frastuono,
oscurità, ecc.
Nella vita il lupo mi ha dato parecchi morsi e non sono serviti
a sentir meno male, anzi ho sempre più paura di prenderne
altri...
Oggi 9 marzo alle 2.30 di notte, dopo varie pause e folate di
vento, con pressione stabilizzata a 995 mb spostiamo la barca
dove era prima, per il salto di vento da W ma sarà un vento
moderato.
Come sempre tutto si dissolve, il mare non é più lo stesso,
godiamo della quiete ambita, mangiando con calma un ottimo pesce
appena pescato, cucinato dall'impareggiabile Carla e bevendo un
buon vino locale. Ci intratteniamo con l'equipaggio di un
peschereccio d'alto mare, appena arrivato; stasera siamo
invitati a cena da loro insieme agli operai della "bena", a
mangiare gamberi alla griglia...
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