...il vento, le onde e le montagne, sono sempre dalla parte dei navigatori e scalatori più abili.



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Monte Panarotta - versante sud
VOLARE...CHE PASSIONE
 

 

Monte Panarotta - il Chiclon è pronto
 

Monte Panarotta con tanta neve
 

Pergine -atterraggio di casa


Pergine -  idem


Con Fabio entrambi volavamo con l'Icarus 500


Con l'IK 500 il "barba" guarda se va tutto bene. Lui partiva sempre per ultimo. Io lo aspettavo i volo
 

Zona Lazis, con l'atterraggio al "Prà Lonc" e la frazione di "Valar"
 

Vista da sud - il Monte Panarotta, la "Bassa" verso il Fravort. Un crinale che continua con i 5 Laghi, il Sassso Rotto fino in Val di Fiemme. Un bel Volo


Il lago di Caldonazzo
 

I Masetti, Zava, i Paludi fino al Lago di Caldonazzo con San Cristoforo
 

Atterraggio di Zivignago

 

 

 

 

Appena c'era vento, se era possibile andavo a volare, avevo acquisito molta dimestichezza ad evitare anche i più piccoli rotori di sottovento. D'inverno in Panarotta si volava solo in dinamica. Anche i nostri acquiloni contribuiscono alla bella cornice invernale sul Monte PanarottaCaricavamo sul "gatto delle nevi" 5-6 delta e ci portavano in cima. In  tre tenevano il delta e si partiva in salire, si doveva tenere il costone senza alzarsi troppo altrimenti il vento ti spingeva indietro e finivi sottovento ma nemmeno troppo poco e virare sui dossi meno alberati dove il vento era meno frenato. Qualcuno meno abile decollava e direttamente dirigeva verso valle dei Mocheni anziché mantenere il crinale che poi ti portava verso Pergine; ben presto usciva dalla dinamica del vento creata dal pendio e si trovava di fronte il vento laminare che non lo faceva avanzare; abbracciava gli alberi e con l'aiuto degli addetti alla seggiovia recuperava i pezzi. Roberto invece si sentiva troppo vicino al costone, il suo "90tone" era meno agile ed efficiente dei nostri; appena superata la cresta si diresse in favore di vento verso Levico; l'attraversò a gran velocità ma poi trovò il sottovento, composto da invisibili rotori d'aria molto pericolosi. Ero sufficientemente in quota per vedere tutto il suo volo...quel giorno di forte vento, l'aria era relativamente più calda meno densa, chi aveva il delta adatto poteva salire di più restando in sicurezza; il suo aquilone s'impennava, picchiava, veniva sballottato in tutte le direzioni, pregai per la sua salvezza, sperando nella resistenza della vela. Tutto è finito bene, Roberto ci ha poi confessato di aver vomitato parecchio durante il volo. Ricordo, diversi anni prima sempre nella stessa zona, "Paolo flacia", tipo sveglio e coraggioso, il primo a mostrare a me e Fabio - in quel di Folgaria -  come si vola; non possedeva il deltaplano ma tanta passione, così trovava sempre qualcuno che gli prestasse un "ferro da stiro". Si era agganciato troppo avanti o troppo indietro dal baricentro, fatto è che dopo il decollo arrivato a 1000m. sopra il bosco subiva una piccola turbolenza, il delta assumeva una posizione picchiata (bandiera) ove si crea una egual pressione nella parte "superiore" e "inferiore" della vela. Solo gli "antidrappo" avrebbero potuto salvarlo ma non li aveva. Gli alberi attutirono il colpo e si fratturò tibia e perone. All'ospedale non riusciva a chiudere occhio che gli venivano gli incubi...andò claudicante per anni anche perché non dava mai il tempo ad una delle due ossa di saldarsi.
Andai a volare a Corvara e lì comprai un moderno imbrago con il paracadute d'emergenza incorporato; un salto di qualità psicologica senza uguali. L'anno successivo vendetti al Carlo il mio amato IK500; si era fissato sulla pancia un'emergenza di paracadutismo che gli impediva di correr bene; in Panarotta, poco sotto il decollo c'era un abete bianco, con l'IK500 se non c'è vento devi correre molto...lì è rimasto appeso lui, IK500 ed emergenza ma faceva parte degli incerti del mestiere. Volavo orgoglioso del mio nuovo CHICLON, imbattibile in termica, veloce, bello ed elegante nel volo. L'angolo delle ali era di 140°, in virata spingevi nel trapezio e con la coda dell'occhio vedevi questa lunga ala puntata verso terra che ti sostiene. All'estremità aveva delle alette forate che fischiavano nella fase di "prestallo" ma questa era una stupidata.  Ovviamente era sensibile e mi dovetti scordare i colpi il vento che affrontavo con il 500. In compenso iniziai dei voli a largo raggio mai pensati prima ove il riferimento era orografico, adesso era anche riferito alla via tracciata dalle nubi

 

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Sopra al Castello - si nota Fontanabotte, la collina della Croce e Pergine con le zone Paludi e Sacchi

 

 

 

 

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