...il vento, le onde e le montagne, sono sempre dalla parte dei navigatori e scalatori più abili.



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Bepi Hoffe
r





 

Sento una voce lontana portata dal vento
forse
che sale da dentro
sicuro.

Mi dice vieni
sali ti aspetto è la
vetta del re.

   

tra la Valle dello Zebrù 
e Val Cedec (Valfurva) 
a quota 3851 metri
 svetta il Gran Zebrù


di Bepi Hoffer
Voglio ti temo ho paura non so.  
 

IGran Zebrù, cima di tuttoLa via normale rispetto, è raggiungibile partendo dal rifugio Pizzini (m.2706), Il ottima base per il pernottamento per chi viene dalla Valtellina. Nel caso la salita venga fatta a Maggio è possibile utilizzare il locale invernale. Nei primi mesi dell'anno il rifugio apre in qualità di ottimo appoggio per i scialpinisti.  Vista del Monte Cevedale e l'itinerario che parte dal  rif. Casati
Dalla Pizzini si prosegue a sinistra verso la vedretta del Gran Zebru, deviando a sinistra poco prima di incontrare il Laghetto di Cedec. Si aggira sulla sinistra l'affioramento roccioso superatolo a quota 3250 si procede a destra rimanendo invariata la quota verso l'attacco del canale che porta in cresta (sassi!). L'uscita dal canale è a quota 3470 metri (quindi sono 220 metri circa di canale).
Faticosa salita al cospetto del - reOra si gira a sinistra e si segue la cresta, prestando molta attenzione alla cornice che può essere molto esposta. E' necessario qui passare il seraccone che è molto pericoloso (si vede appena sopra la nebbia nella foto sotto dove si vede anche il rifugio Casati), dopo metà cresta bisogna superare un tratto di roccette e sfasciumi, critico per 30 metri, prima di conquistare la vetta!
...in vetta, sullo sfondo il Monte Ortles
La d
iscesa è prevista per lo stesso itinerario evitando però il canale nel caso non ci siano le condizioni ideali e quindi si va al rifugio Casati-Guasti (m.3269) ai piedi del ghiacciaio del Monte Cevedale e di lì al Pizzini.

 
Scendendo il ripido canalino, che se ghiacciato diventa impegnativo.
Discesa:   Per la via di salita.
 

Tetto azzurro senza un filo, punte infilate nel cielo cadono brusche nei boschi di pino sparendo con essi a valle,
ove corrono a braccio del torrente e li porta lontani.  (di Diego Caviola)

 

 

Cevedale -Vioz   

 

 

Mi dice vieni sali ti aspetto è la vetta del re

 

 

 

 

Sentiero tagliato nella roccia
arrampica l'uomo
forte
al cospetto dei suoi simili
debole
al cospetto della roccia granitica
scolpita nella terra dall'eternità.

 

 

 

 

 

 

 

 

Il rifugio Casati, alle spalle del quale si erige il Rifugio Guasti, sorge nei pressi del Passo Cevedale (m.3269), dove comincia il lungo ma dolce pendio glaciale che porta sul Monte Cevedale. La struttura venne dedicata dal "CAI sezione di Milano" all'ingegnere nonché sottotenente dell'esercito italiano Gianni Casati, caduto a Gorizia durante la prima guerra mondiale. E' il terzo rifugio più alto della Lombardia dopo il rifugio Marco e Rosa sul Bernina ed il rifugio Vioz sull'omonima cima del gruppo Ortles-Cevedale. Un primo itinerario per accedervi è quello che parte dal rifugio Pizzini (m.2700), in Val Cedec, dove si imbocca un'agevole strada sterrata che dopo una ventina di minuti giunge alla stazione della teleferica di cui usufruisce il rifugio Casati. Da qui, camminando per detriti e a volte chiazze di neve, si guadagna quota fiancheggiando l'imponente Vedretta del Cedec che scende fra le vette del Monte Pasquale (m.3553) e del Cevedale (m.3769). Si procede poi lungo uno sperone roccioso molto faticoso per la sua ripidità che non molla fino al Passo Cevedale, oltrepassato il quale si è al rifugio. L'escursione prevede circa 1 ora 30 minuti di camminata dal rifugio Pizzini  (3 ore circa, se con sufficiente allenamento, dal Rifugio Albergo dei Forni). In assenza di neve è inoltre possibile accedere al rifugio percorrendo il ripido sentiero a tornanti che segue la direttrice della teleferica, raggiungendo la normale via nei pressi del Passo Cevedale. Un secondo itinerario sale partendo dal Rifugio Città di Milano in Val Solda e quindi lungo un agevole percorso sul ghiacciaio verso la Vedretta di Solda (ore 3.00). Un ultimo percorso possibile è quello che dalla Val Martello raggiunto il Rif. Nino Corsi lungo facile sentiero, tocca la vedretta lunga del Cevedale sino al passo del lago gelato e quindi alla Casati in h. 3.30 / 4.00

 

 

 

Il rifugio Pizzini sorge all'inizio della testata della Val Cedec, dominato dalla magnifica ed austera vetta del Gran Zebrù (m.3859), e dalla parte opposta dal Monte Pasquale (m.3553). Al rifugio si accede dal sentiero che parte dal rifugio Albergo Forni (m.2176), quest'ultimo raggiungibile attraverso la strada carrozzabile che sale da Santa Caterina Valfurva per 5 km in direzione della Valle dei Forni (13 Km in totale da Bormio). Dal parcheggio limitrofo al rifugio si imbocca la via che procede lungo la costa destra idrografica della Val Cedec, passando per un bacino artificiale e per il ponte che ci permette di attraversare il torrente Cedec; si comincia quindi a salire alcuni tornanti e si guadagna presto quota. Lungo questo tratto in salita è possibile ammirare la "colata" del Ghiacciaio del Forno con l'imponente Punta S.Matteo (m.3684) ed il M.Vioz (m.3645), oltre ad altre vette appartenenti alle famose Tredici Cime del gruppo Ortles-Cevedale. La camminata prosegue attraverso la Val Cedec, dove il sentiero si fa più dolce; un'ultima breve salita porta infine alla costruzione, situata in un'incantevole posizione panoramica, dove emerge l'attacco alla parete sud del Gran Zebrù. L'escursione prevede circa un'ora e 30 di cammino. Sempre dall'Albergo dei Forni parte un secondo itinerario, di carattere storico, che conduce alla nostra meta, parallelo al primo, ma più in quota. Dal parcheggio dell'albergo ci si inoltra nella strada sterrata che, attraverso alcuni tornanti, guadagna quota lungo il versante destro orografico della valle. Dopo 10 minuti si imbocca una mulattiera militare che conduce alle Baite dei Forni (m.2389), lungo la quale è possibile ammirare ruderi di vecchie fortificazioni militari e quel che resta di una caserma (m.2547), tutte opere militari costruite dagli italiani nel corso della prima guerra mondiale. Sul versante opposto si aprono invece alla vista grandi ghiacciai e maestose vette. Si procede in direzione Nord, si passa lungo un magro pascolo e, dopo aver attraversato il corso d'acqua del Rio Grande, si perde leggermente quota, raggiungendo in breve il rifugio. Questo secondo itinerario, più lungo ma assai più bello del precedente, richiede circa 2 ore di marcia.