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Sento
una voce lontana portata dal vento
forse
che sale da dentro
sicuro.
Mi dice vieni
sali ti aspetto è la
vetta del re. |
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![tra la Valle dello Zebrù
e Val Cedec (Valfurva)
a quota 3851 metri
svetta il Gran Zebrù](Gran%20Zebrù_file/image001.gif)
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![](foto_nuove/montagna/gz14_small.jpg) |
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![Voglio ti temo ho paura non so.](Gran%20Zebrù_file/image002.gif) |
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IGran Zebrù, cima di tutto rispetto,
è raggiungibile partendo dal
rifugio Pizzini (m.2706), Il ottima base per il
pernottamento per chi viene dalla Valtellina. Nel caso la salita
venga fatta a Maggio è possibile utilizzare il locale invernale.
Nei primi mesi dell'anno il rifugio apre in qualità di ottimo
appoggio per i scialpinisti.
![Vista del Monte Cevedale e l'itinerario che parte dal rif. Casati](foto_nuove/montagna/gz9_small.jpg)
Dalla Pizzini si prosegue a sinistra verso la vedretta del Gran
Zebru, deviando a sinistra poco prima di incontrare il Laghetto
di Cedec. Si aggira sulla sinistra l'affioramento roccioso
superatolo a quota 3250 si procede a destra rimanendo invariata
la quota verso l'attacco del canale che porta in cresta
(sassi!). L'uscita dal canale è a quota 3470 metri (quindi sono
220 metri circa di canale).
Ora si gira a sinistra e si segue la
cresta, prestando molta attenzione alla cornice che può essere
molto esposta. E' necessario qui passare il seraccone che è
molto pericoloso (si vede appena sopra la nebbia nella foto
sotto dove si vede anche il rifugio Casati), dopo metà cresta
bisogna superare un tratto di roccette e sfasciumi, critico per
30 metri, prima di conquistare la vetta!![...in vetta, sullo sfondo il Monte Ortles](foto_nuove/montagna/g5_small.jpg)
La discesa è prevista per lo stesso itinerario evitando
però il canale nel caso non ci siano le condizioni ideali e
quindi si va al
rifugio Casati-Guasti (m.3269) ai piedi del ghiacciaio del
Monte Cevedale e di lì al Pizzini.
![Scendendo il ripido canalino, che se ghiacciato diventa impegnativo.](foto_nuove/montagna/gz7_small.jpg)
Discesa: Per la via di salita.
Tetto azzurro senza un filo, punte infilate nel cielo cadono brusche nei
boschi di pino sparendo con essi a valle,
ove
corrono a braccio del torrente e li porta lontani. (di
Diego Caviola)
Cevedale -Vioz
![](Kitalpha2009/r_arrow1.gif)
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Mi dice
vieni sali ti aspetto è la vetta del re |
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![](foto_nuove/montagna/gz10_small.jpg)
![](foto_nuove/montagna/gz4_small.jpg)
Sentiero
tagliato nella roccia
arrampica l'uomo
forte
al cospetto dei suoi simili
debole
al cospetto della roccia granitica
scolpita nella terra dall'eternità. |
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Il rifugio Casati,
alle spalle del quale si erige il Rifugio Guasti, sorge nei pressi del
Passo Cevedale (m.3269), dove comincia il lungo ma dolce pendio glaciale
che porta sul Monte Cevedale. La struttura venne dedicata dal "CAI
sezione di Milano" all'ingegnere nonché sottotenente dell'esercito
italiano Gianni Casati, caduto a Gorizia durante la prima guerra
mondiale. E' il terzo rifugio più alto della Lombardia dopo il rifugio
Marco e Rosa sul Bernina ed il rifugio Vioz sull'omonima cima del gruppo
Ortles-Cevedale. Un primo itinerario per accedervi è quello che parte
dal rifugio Pizzini (m.2700), in Val Cedec, dove si imbocca un'agevole
strada sterrata che dopo una ventina di minuti giunge alla stazione
della teleferica di cui usufruisce il rifugio Casati. Da qui, camminando
per detriti e a volte chiazze di neve, si guadagna quota fiancheggiando
l'imponente Vedretta del Cedec che scende fra le vette del Monte
Pasquale (m.3553) e del Cevedale (m.3769). Si procede poi lungo uno
sperone roccioso molto faticoso per la sua ripidità che non molla fino
al Passo Cevedale, oltrepassato il quale si è al rifugio. L'escursione
prevede circa 1 ora 30 minuti di camminata dal rifugio Pizzini (3 ore
circa, se con sufficiente allenamento, dal Rifugio Albergo dei Forni).
In assenza di neve è inoltre possibile accedere al rifugio percorrendo
il ripido sentiero a tornanti che segue la direttrice della teleferica,
raggiungendo la normale via nei pressi del Passo Cevedale. Un secondo
itinerario sale partendo dal Rifugio Città di Milano in Val Solda e
quindi lungo un agevole percorso sul ghiacciaio verso la Vedretta di
Solda (ore 3.00). Un ultimo percorso possibile è quello che dalla Val
Martello raggiunto il Rif. Nino Corsi lungo facile sentiero, tocca la
vedretta lunga del Cevedale sino al passo del lago gelato e quindi alla
Casati in h. 3.30 / 4.00
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Il
rifugio Pizzini
sorge all'inizio
della testata della Val Cedec, dominato dalla magnifica ed
austera vetta del Gran Zebrù (m.3859), e dalla parte opposta
dal Monte Pasquale (m.3553). Al rifugio si accede dal
sentiero che parte dal
rifugio Albergo Forni (m.2176), quest'ultimo
raggiungibile attraverso la strada carrozzabile che sale da
Santa Caterina Valfurva per 5 km in direzione della Valle
dei Forni (13 Km in totale da Bormio). Dal parcheggio
limitrofo al rifugio si imbocca la via che procede lungo la
costa destra idrografica della Val Cedec, passando per un
bacino artificiale e per il ponte che ci permette di
attraversare il torrente Cedec; si comincia quindi a salire
alcuni tornanti e si guadagna presto quota. Lungo questo
tratto in salita è possibile ammirare la "colata" del
Ghiacciaio del Forno con l'imponente Punta S.Matteo (m.3684)
ed il M.Vioz (m.3645), oltre ad altre vette appartenenti
alle famose Tredici Cime del gruppo Ortles-Cevedale. La
camminata prosegue attraverso la Val Cedec, dove il sentiero
si fa più dolce; un'ultima breve salita porta infine alla
costruzione, situata in un'incantevole posizione panoramica,
dove emerge l'attacco alla parete sud del Gran Zebrù.
L'escursione prevede circa un'ora e 30 di cammino. Sempre
dall'Albergo dei Forni parte un secondo itinerario, di
carattere storico, che conduce alla nostra meta, parallelo
al primo, ma più in quota. Dal parcheggio dell'albergo ci si
inoltra nella strada sterrata che, attraverso alcuni
tornanti, guadagna quota lungo il versante destro orografico
della valle. Dopo 10 minuti si imbocca una mulattiera
militare che conduce alle Baite dei Forni (m.2389), lungo la
quale è possibile ammirare ruderi di vecchie fortificazioni
militari e quel che resta di una caserma (m.2547), tutte
opere militari costruite dagli italiani nel corso della
prima guerra mondiale. Sul versante opposto si aprono invece
alla vista grandi ghiacciai e maestose vette. Si procede in
direzione Nord, si passa lungo un magro pascolo e, dopo aver
attraversato il corso d'acqua del Rio Grande, si perde
leggermente quota, raggiungendo in breve il rifugio. Questo
secondo itinerario, più lungo ma assai più bello del
precedente, richiede circa 2 ore di marcia.
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