...il vento, le onde e le montagne, sono sempre dalla parte dei navigatori e scalatori più abili.



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Decollo al "Piz de Levec"

...ANCHE LE FIABE FANNO PARTE DI NOI

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Decollo dalla Paganella



Decollo dal Piz de Levec

 

 Monte Panarotta. Decollo a sud del Rigolor

 

Monte Panarotta - zona di decollo

 

Monte Panarotta

 

Lago di San Cristoforo

 

Pergine, si intravede un delta sotto di me

 

Con il Vampir I all'atterraggio di casa

 

Atterro a Pergine a lato del viale dell'industria - nella foto si nota la posizione per diminuire l'efficienza del deltaplano.

 

Dal mio Vampir I,  El Barba, più sotto Canezza e la Val dei Moccheni

 

Veleggiamo al tramonto sopra l'atterraggio del Cirè

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

El Castel de PerzenL'atterraggio a Zivignago è stato uno dei primi in uso nei voli su Pergine pertanto lo conoscevo bene e potevo atterrare in sottovento anche con forti venti. Così quando il vento "ibarico" giusto soffiava forte, era l'occasione per volare in dinamica di pendio al Castello. La collina non è tanto grande, richiedeva attenzione a non perdere il vento che trovando il pendio, saliva aumentando di velocità;   il grande edificio principale del castello con mura e torri contribuiva a questo. Un saliscendi continuo volando un pò di traverso all'asse del vento senza mai dover girare a 180°, per non perder quota nelle virate, in un immaginario circuito a otto che mi permetteva di rientrare sempre su un punto prestabilito. L'abitudine al volo mi aveva dato molta resistenza alla fatica della guida. Gioiose sensazioni alla vista tridimensionale di quello che è uno splendido castello, lì, incantato come natura morta ma mantenuto vivo in me dal ricordo di fiabe raccontate un tempo per farmi addormentare. 
Quando la funivia della Paganella era ancora in funzione, ci lasciavano caricare i delta, bastava aprire un finestrino nella parte anteriore e due o tre ci stavano. Si partiva dalla parete evitando inconvenienti, (inciampi o colpi di vento) emozionante decollo, magnifico panoramico volo, tanto da diventare una classica anche per volatori stranieri. Con Fabio avevamo fatto amicizia con una coppia di deltaplanisti provenienti dal Brennero, la ragazza era anche brava e preferiva partire sempre dalla rampa che sovrasta la parete, forse era lenta, sta di fatto che appena ha messo il naso fuori dalla parete il vento a salire l'ha scaraventata all'indietro rimanendo sull'orlo per miracolo. Andavamo a trovarla in ospedale dove subì una riduzione del polso...
In Bondone al Montesel si andava spesso, era comodo arrivarci. Partivamo dalla parte che guarda Ravina, un posto che, se lo conoscevi lo temevi. In partenza ti dava vento a salire e appena fuori non c'èra niente, lasciando lo sprovveduto in uno stallo fatale.
Una volta con Fabio e Maurizio abbiamo fatto il "Piz de Levec"; una vera fatica arrivarci ma però poi la partenza era unica...bisogna-va mettere  attenzione al punto di stacco: far bene quei due passi evitando che l'estremità delle ali, rivolte leggermente all'indietro urtassero contro la roccia al momento del salto.
Venne il momento del "Vampir I". Un 80% di doppia vela, ad ala Con il mio nuovo "Vampir I"variabile e flottante. Virava con un angolo di oltre 90° (Windover) molto veloce ad attraversare le discendenze che si trovano fra un cumulo e l'altro. Avevo allestito una bussola per entrare in nube quando non era troppo convettiva. In termica: più sali e più diventa forte l'ascendenza, prudenzialmente mi tenevo dalla parte sopravento del cumulo per poter sfuggirlo se fosse stato troppo potente. -  L'ascendenza al cumulo sta nella bisettrice tra il sole ed il vento in quota -  Quando era possibile, prima di entrare verificavo con la bussola la direzione di uscita, tenendomi all' interno dei bordi dove la nube é chiara. Quando esci, la base cumulo è più bassa, hai maggior percezione della "profondità di campo", tra la nube e il suolo. Tutto intorno un pulviscolo umido, con il sole un arcobaleno circolare ti rincorre sempre, restando fuori dal pulviscolo che poi si condensa, scorgi la tua ombra stagliarsi sul bianco candore.
Qualche anno prima, andammo a volare in gruppo in quel di Pinzolo al Dos del Sabion; dopo il decollo si saliva in quota, attraversavamo la valle portandoci sul costone opposto per poi guadagnare le creste sovrastanti la Val di Genova. Un giorno di questi le nubi arrivavano a metà montagna, eravamo lì e volammo comunque. Dopo un po' l'ascendenza divenne più forte..."picchiai" l'aquilone portando la barra del trapezio fin quasi alle ginocchia ma il delta continuava a salire verso la nube che nel frattempo si era fatta più ampia. Riuscii a passare il bordo esterno della nube e sempre in salire mi portai fuori. Colbi, un amico che mi seguiva, per un momento era sparito. Ci ritrovammo tutti all'atterraggio, mancava un Francese...Arrivò nel tardo pomeriggio, era stato "aspirato" dalla nube, fino oltre il monte e dopo un momento di turbolenza, gettato dalla discendenza in una valle parallela ove a quote più basse la visibilità e le condizioni erano accettabili anche per l'atterraggio...
In Val di Fassa le funivie si stavano attrezzando al trasporto di delta, purtroppo ci si abitua anche agli ambienti più belli. Per me che sono alpinista, volare in Dolomiti, ammirare tutto con il sorriso anche negli occhi, individuare vie di arrampicata conosciute e volare lungo le pareti del Piz Ciavazes...o dal Pordoi volare al Catinaccio poi tentare la Marmolada... e' molto bello. 
I voli serali col "Barba del Pont", nell'aria tiepida, quietata dal calar del sole... comodo e sicuro atterraggio al Cirè, un paio di birre, qualche sigaretta, due chiacchiere mentre ripieghiamo e contenti torniamo a casa. A volte, anche la vita è così.

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El Piz de Levec visto dalla Panarotta